“L’economia civile si riannoda alle radici di quella fiducia che vede nel mercato un luogo di relazione, prima che un campo di scambi astratti.”
Dal libro “Lezioni di Commercio o di Economia Civile" di Antonio Genovesi Economica
Quando ci si imbatte nella parola “economia” si è soliti pensare a numeri, prospetti matematici ed equazioni finanziarie. Scopo, però, dell’economia civile, sono le relazioni e il miglioramento della qualità della vita; una qualità che viene misurata sulla possibilità di autorealizzazione alla ricerca di un bene comune. Ma cosa si nasconde dietro l’espressione bene comune? Si intendono beni che non sono né privati né pubblici quali il clima, la biodiversità, la cultura, la conoscenza e che si caratterizzano per essere, appunto, di uso comune e, al tempo stesso, non rivali nel loro consumo e dotati della caratteristica della scarsità.
I beni comuni, relazionali e di cura, superano l’idea che il valore si identifichi (solo) con il prezzo di mercato; sono beni che (attualmente) non entrano nella metrica del PIL ma di cui è ormai imprescindibile una loro inclusione nei meccanismi di “contabilità finanziaria” al fine di rappresentare, come norma di comportamento, l’impatto sociale e ambientale che gli stessi hanno sulla qualità della vita.
Sostenibilità è soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura. Implica “un benessere (ambientale, sociale, economico) costante e preferibilmente crescente con la prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale.
L’economia circolare è un modello di produzione e di consumo che modifica il ciclo di vita del prodotto. I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare” per rivolgersi ad uno, per l’appunto, circolare laddove, attraverso la riparazione, il ricondizionamento ed il riuso dei materiali e dei prodotti esistenti, l’impresa persegue l’obiettivo di prolungare nel tempo il ciclo di vita.
Oggi la parità di genere riveste un ruolo centrale nell’attività aziendale nonché uno dei macroobiettivi dell’Agenda 2030; essa si ottiene quando uomini e donne hanno gli stessi diritti, responsabilità e opportunità in tutti i settori della società e quando i diversi interessi, bisogni e priorità di uomini e donne sono ugualmente valutati. Creare una impresa gender free è conditio sine qua non per generare un business virtuoso e che crei bene comune.
Le Società Benefit rappresentano un’evoluzione del modo di fare impresa; esse infatti sono enti pro business a tutti gli effetti ma che orientano il loro scopo finale alla realizzazione di un beneficio comune per persone, comunità, territori, ambiente e via discorrendo. Le Società Benefit rappresentano quindi la proposta più concreta per cambiare il modello di sviluppo in senso sostenibile. Rientrano pienamente in una logica di mercato, di profitto e di concorrenza ma anche di responsabilità d’impresa poiché creano valore condiviso a livello sociale.